RENZO PIANO E LA SUA IDEA PER SALVARE LE PERIFERIE



«Ognuno - racconta Piano - viene da un luogo che lo ispira. Poi naturalmente quando lavori in una città devi diventarne parte, per sentirla e capirla, ma l’origine resta il punto di partenza. Io sono nato e cresciuto a Genova, una città mediterranea, e questo ha influenzato la mia vita. Metà della mia città è acqua. E’ un grande porto e tutto si muove: galleggiano le navi, le gru, hai la costante sensazione che ogni cosa sia sempre in movimento». Questo, forse, è uno degli elementi che lo ha spinto ad immaginare «edifici capaci di volare, difatti dal punto di vista del noto architetto un edificio non deve occupare lo spazio su cui sorge, ma restituirlo alla città che glielo ha dato. Perché gli edifici che Piano vuole costruire, anche le varie sedi universitarie, devono «fondersi con la città , devono avere una funzione da svolgere, naturalmente, ma devono anche essere aperti alla comunità in cui sorgono. Lo Shard, ad esempio, uno dei più alti grattacieli d’Europa, è stato costruito sopra un grande centro di trasporti pubblici, il London Bridge, proprio con l’idea di sviluppare la città in verticale senza aumentare il traffico. Piano , in una delle sue recenti interviste , ha argomentato come di fatto , al giorno d’oggi , ci debba essere un lavoro d’integrazione soprattutto nei sobborghi di tutte le città. «Tra gli anni Sessanta-settanta - ci dice l’architetto - in Europa la missione era salvare i centri storici. Ci siamo riusciti, e l’abbiamo fatto bene. Ora, però, la missione di questo secolo deve essere salvare le periferie». Il motivo purtroppo ad oggi è piuttosto chiaro, anche solo guardando alle banlieue di Parigi , diventate ormai la culla del terrorismo islamico: «Parigi è una città che ha 6 milioni di abitanti, ma solo 600.000 vivono al centro. Questa segregazione va sanata, altrimenti sarà un disastro. Non solo urbanistico, ma soprattutto sociale. Dobbiamo smettere di costruire periferie. Ormai le nostre città sono piene di questi luoghi dove il centro non è più centro, e la campagna non è ancora campagna. Invece di continuare ad espanderli così, dobbiamo intensificare i nostri centri urbani, fecondando e fertilizzando le periferie. Ovunque ci sono grandi buchi neri da recuperare e trasformare, in modo che questi sobborghi diventino luoghi di civiltà, e non solo posti dove si va a dormire. Capisco che con i centri storici era più facile, perché sono fotogenici, ma anche i sobborghi hanno la loro bellezza. La bellezza dei desideri di milioni di esseri umani che li abitano, e dobbiamo aiutarli a realizzare». Lentamente questa sua idea si sta sviluppando anche in Italia difatti lui stessi si dice orgoglioso dei progetti di recupero delle periferie avviati a Catania, Roma e Torino . L’idea di Piano sarebbe proprio quella di , nel caso ci fosse la necessità e disponibilità , costruire scuole, ospedali e auditorium in zone periferiche . A tal proposito ha difatti pensato ad un modello di scuola a 3 livelli: un piano terra ideato in modo tale da diventare un luogo di scambio e connessione con la città , un primo piano nel quale gli studenti hanno la possibilità di dedicarsi allo studio e un tetto dove eventualmente potersi sentire in libertà. Questo è solo uno dei tanti progetti che l’illustre mente di Renzo Piano ha per far si che le periferie non decadano dal punto di vista sociale e culturale.




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