Correva l’anno 1811 quando John
Nash ricevette un incarico di importanza capitale dal re in persona: progettare
delle strutture urbanistiche che potessero portare Londra (la città più grande
al tempo) quello splendore, tipicamente francese, che nel Regno Unito non era
mai arrivato. E le ragioni per questa povertà artistica erano semplici:
Londra era sì la città più ricca e potente sulla terra, ma gli artefici di tale
ricchezza tendevano a passare il proprio tempo nelle residenze di campagna,
assai più sfarzose di quelle cittadine. Tutto questo cambiò nel momento in cui
il Duca di Portland donò al re Giorgio IV una vasta area rurale nella parte
Nord-Occidentale della città. Il re vide bene di affidare il progetto a John
Nash (suo architetto preferito) in modo tale che questi vi costruisse delle
ville e una strada che collegasse questa area verde all’altro parco della
città, St. James Park. Nash divise il parco in varie aree, ognuna designata ad
ospitare abitazioni per le diverse estrazioni sociali: a Nord-Est le ville
isolate in stile pittoresco neoclassicheggiante per i ceti più abbienti, mentre
a Ovest terraces per il ceto borghese. La caratteristica distintiva
delle strutture progettate da Nash era il colore bianco dell’intonaco, assai
diverso dal tipico mattone a vista al quale i Londinesi erano abituati. Il
parco prese il nome di Regent’s Park (in omaggio a Giorgio IV, il ‘reggente’) e
dal 1828 è sede del rinomato London Zoo, struttura che inizialmente ospitava
animali destinati a ricerche scientifiche (non a caso è considerato il primo
vero e proprio zoo scientifico), poi, nel 1847, fu aperto al pubblico. Al
giorno d’oggi ospita 673 specie diverse di animali ed è considerato uno dei più
importanti d’Europa. Il progetto di Nash comunque non si fermò qui: progettare
le ville per il parco era soltanto il primo passo di quello che sarebbe stato
un percorso assai complicato e pieno di sfide. Uno dei primi intoppi che John
Nash dovette affrontare fu durante la progettazione di Regent’s Street: benché
fosse appoggiato dal re, alcune proprietà di ricchi aristocratici erano
difficili da espropriare (spesso anche troppo costose).E’ proprio per questa
ragione che Nash fu costretto a ideare una strada sinuosa e piena di curve
repentine, tanto diversa dai lunghi viali retti italiani e francesi (basti
pensare al giardino della reggia di Caserta), ma non per questo meno
affascinante. Come tutti i grandi architetti e urbanisti, non potendo
modificare il terreno che gli era stato dato, Nash trasformò questi apparenti
ostacoli in delle vere e proprie chicche che incantavano i passanti. Un esempio
è la All Souls Church, che al giorno d’oggi è rimasto l’unico edificio
di Regent’s Street progettato da Nash a non essere stato ricostruito. Si trova
proprio sulla curva dove è situato Portland Palace e, con la sua particolare
struttura a base circolare con un colonnato esterno, divide esattamente il
percorso che va da Piccadilly Circus a Oxford Circus. Al giorno d’oggi,
purtroppo, delle strutture progettate da Nash ci è rimasto poco: delle ventisei
ville che aveva progettato per Regent’s Park solamene 8 vennero costruite, e
gli edifici originali di Regent’s Street sono stati praticamente sostituiti
tutti con architetture più moderne e recenti. Ciò che rimane di John Nash è
però l’impronta che, sebbene superficialmente modificata, rimane alla
base di una delle città più importanti del mondo.
Nikiforakis Filippo
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