Il Labirinto ieri e oggi


 



Il Labirinto ieri e oggi


Chi conosce il suo vero significato a parte il famoso mito greco del Minotauro di Cnosso?

Il labirinto è il simbolo apotropaico per eccellenza che arresta e distoglie l’intruso. Quest’ultimo non ha elementi per orientarsi ed è impossibilitato a raggiungere il centro. “Labirinto” è una parola di origine antica, come i miti ad esso collegati che contengono molti significati simbolici. Nel labirinto è difficile entrare e impossibile uscire; simbolo della complessità dell’esistenza, delle insidie del percorso, delle difficoltà nel raggiungere il centro! Questo testo vuole dare un’idea e una rappresentazione del significato del labirinto affinché ognuno di noi possa associarlo alla complessità della realtà nella quale viviamo, al fine di trovare una via di uscita dalla quotidianità con senso critico e con prospettive future migliori. La storia: dalle origini a oggi Nell’antichità (pitture rupestri come in Valcamonica) il labirinto simboleggiava il caos primordiale e lo sforzo di imporgli un ordine. Il disegno a spirale può sembrare un serpente arrotolato o le viscere di animali o i meandri del cervello! Il labirinto è stato associato al pericolo dello smarrimento e del disorientamento ma anche un percorso che solo con l’ intelligenza si può affrontare. La Valcamonica presenta le tracce di una civiltà antichissima, quella dei Camuni tra i massimi produttori di incisioni rupestri. Nella loro arte il labirinto era un meandro con accanto figure umane. Alcuni studiosi considerano che il labirinto fosse utilizzato come percorso iniziatico per il passaggio dalla gioventù all’età adulta. Il labirinto più antico sembra essere quello nella tomba di Luzzanas in Sardegna (2500 a.C.) e famosi sono anche i labirinti di Pontevedra o quelli che risalgono all’età del Bronzo posti vicino alle miniere di stagno con finalità magico-religiose al fine di proteggere dal lavoro rischioso. La mitologia greca narra che il primo labirinto fu quello costruito dal re Minosse sull’isola di Creta dove imprigionare il Minotauro suo figliastro, un essere mostruoso nato dall’unione di sua moglie Pasifae con un toro bianco inviato da Poseidone, re del mare. La leggenda di Minosse e del Minotauro imprigionato nel labirinto dove, con l’aiuto dell’amore e dell’inganno, verrà ucciso da Teseo, il simbolo del Toro-uomo emblema di forze divine che tentano di ribellarsi all’uomo ordinatore soggetto agli ordini degli dei. Il labirinto è un sistema di difesa posto a guardia di un luogo sacro o di un tesoro ( la sapienza e l’immortalità); un percorso tortuoso privo di via d’uscita. Nel Medioevo il labirinto è il simbolo del pellegrinaggio terreno verso la Città Santa, nelle mappe medievali Gerusalemme era disposta al centro del mondo, il viaggio dantesco inizia proprio nell’Inferno sotto le mura di Gerusalemme. Quindi nel Medioevo il labirinto si trasforma in chiave cristiana: diviene simbolo meditativo e di preghiera, il numero di spirali diventano 11 come simbolo del peccato perché sta tra i 10 comandamenti e i 12 apostoli. Se il labirinto perde la forme quadrata per diventare ottagonale simboleggia l’infinito, la vita eterna come nella Cattedrale di Amiens in Francia. Nella chiesa paleocristiana di San Vitale a Ravenna non si ferma al simbolismo del cammino iniziatico ma l’andamento a spirale di triangoli sembra generare energia come se potesse purificare. E’ sinonimo di un ritorno alla comprensione di se stessi conseguito attraverso il viaggio della vita con le sue difficoltà e le sue prove. Nel Rinascimento il labirinto perde il simbolismo religioso e non rappresenta più la salvezza dell’anima ma è la via per addentrarsi in se stessi. La concezione non è più religiosa ma profana. Non si trova più il labirinto in chiese e monasteri ma in palazzi e giardini. In Bartolomeo Veneto, Ritratto di Gentiluomo, il labirinto rappresenta una metafora delle difficoltà connesse alla conoscenza di sé. Nei giardini nobiliari i labirinti sono detti “labirinti d’amore”, organizzati in cerchi o rette concentriche. Nell’Ottocento si ha un secolo “antilabirintico” in quanto provava indifferenza e disprezzo per un tema frivolo e ambiguo. Nel Novecento assumono rilievo i concetti simbolici, filosofici e artistici. Si affermano le avanguardie, il futurismo, il dadaismo, l’astrattismo, il surrealismo. In Pollock il labirinto non ha uscita, nessun Dio al centro, soltanto angoscia di un viaggio senza ritorno. In Picasso il Minotauro rappresenta la duplicità di aggressività e tenerezza. Nell’ arte contemporanea il labirinto è visto come simbolo di complessità dei percorsi di conoscenza e l’immagine del labirinto evoca l’idea di ostacolo. Per Balla i labirinti sono una forma di studio delle scienze occulte, per De Chirico rappresentazioni grafiche dell’idea di enigma, Mirò li rappresenta come spirali e infine Haring e l’arte da lui espressa che ha a che fare c on l’infinito, con i valori umani; nelle sue tele si forma sempre un labirinto nel quale perdersi, mentre si segue una linea ci si accorge che è solo una parte di un tutto e che la visione di insieme crea delle immagini precise. Al termine dell’excursus concludo con due aforismi sul labirinto: 

“Il labirinto più complicato è quello senza muri: il deserto” ( Rinaldo Caddeo)

 “Da un labirinto si esce. Da una retta no”(Miguel Angel Arcas)

                                                                                                                                                                       Marta Pagni 2E

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